Notule
(A cura di LORENZO L. BORGIA &
ROBERTO COLONNA)
NOTE E NOTIZIE -
Anno XXI – 30 novembre 2024.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale
di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a
notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la
sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici
selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori
riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.
[Tipologia
del testo: BREVI INFORMAZIONI]
Depressione:
decifrata l’interazione genetica tra dismenorrea e disturbi depressivi. Shuhe Liu e colleghi hanno sfatato l’idea che la dismenorrea sia
causa di depressione: tutti gli elementi emersi in questo studio indicano
alleli di suscettibilità depressiva quali responsabili di dismenorrea, e i
ricercatori hanno identificato geni e proteine chiave nell’interazione tra i
due disturbi. Fra i geni identificati: GRK4, TRAIP e RNF123.
Attraverso queste vie genetiche la depressione può disturbare la funzione
riproduttiva. [Cfr. Briefings in Bioinformatics 26
(1): bbae589, 2025].
Malattia
di Parkinson: un nuovo promettente modello con assembloidi per la ricerca. I modelli correnti riproducono la
perdita di dopamina nigrostriatale ma non la de-regolazione della rete
dopaminergica nella via nigrostriatale, né gli effetti dell’invecchiamento
sulla fisiopatologia e sulla progressione della neurodegenerazione. Kyriaki Barmpa e colleghi hanno
realizzato un modello della via nigrostriatale basato su assembloidi
mesencefalo-striato con invecchiamento inducibile. I ricercatori hanno
dimostrato che questi assembloidi possono sviluppare caratteri della
connettività nigrostriatale con rilascio di catecolamine dal mesencefalo allo
striato e formazione di sinapsi tra neuroni del mesencefalo e cellule
striatali. Inoltre, gli assembloidi iper-esprimenti progerina acquisiscono tratti
che portano a precoci fenotipi neurodegenerativi. [Cfr. Commun Biol. – AOP doi:
10.1038/s42003-024-07273-4, November 23, 2024].
Neuroni
inibitori che orchestrano la sincronia dei neuroni dell’ippocampo. Marco Bocchio e colleghi, con un
approccio totalmente ottico, hanno registrato simultaneamente interneuroni
inibitori GABAergici ippocampali e cellule piramidali e hanno verificato
l’influenza di singoli interneuroni sulle reti. In sintesi: l’attivazione di
singoli interneuroni ippocampali di CA1 innescava l’attività sincronizzata dei
neuroni controllati; gli interneuroni regolavano ritmi critici per
l’apprendimento e la memoria; la disfunzione di questi interneuroni in modi
diversi riguarda epilessia, autismo e schizofrenia. Dunque questi risultati
interessano la ricerca sulla neuropatologia di questi disturbi. [Cfr. PLoS Biology – AOP doi: 10.1371/journal.pbio.3002837, 2024].
Effetti
dell’interazione tra il recettore 5-HT7 della serotonina e la molecola di
adesione cellulare CD44. Omo-
ed eteromerizzazione dei recettori accoppiati a proteine G (GPCR) giocano un
ruolo importante nella regolazione delle funzioni dei recettori. Recentemente
Saskia Borsdorf e colleghi hanno dimostrato un’interazione tra il recettore
della serotonina 5-HT7, un recettore GPCR di classe A, e la molecola di
adesione cellulare CD44. Ora Borsdorf e colleghi hanno dimostrato che
l’interazione con CD44 modula sia l’attività costitutiva di 5-HT7 sia la
sua segnalazione mediata da agonisti. L’eteromerizzazione risulta anche in una
trans-attivazione della segnalazione mediata da 5-HT7 via ligando del CD44. [Cfr.
Cell Commun Signal – AOP doi: 10.1186/s12964-024-01931-0, 2024].
Cardiocezione:
si intensificano gli studi sul crosstalk tra cervello e cuore. Jonathan Lovelace e colleghi fanno il
punto delle conoscenze sull’interocezione (interoception), ovvero la
sensazione e la percezione degli stati corporei interni, specificando che
dovrebbe essere concettualizzata attraverso le quattro principali modalità
specifiche e specializzate, attualmente le più studiate e conosciute: cardiocezione,
pulmocezione, gastrocezione e urocezione. I ricercatori sviluppano un focus
sulla cardiocezione, esplorando le interazioni cuore-cervello, i riflessi
cardiaci e la loro influenze sugli stati mentali e sul comportamento. [Cfr.
Neuron 112 (22): P3671-3674, 2024].
L’abominevole
lucertola cornuta del Nord America fa riflettere sull’intelligenza. Definita l’animale più ripugnate
della terra e spesso annoverata tra gli animali più brutti e pericolosi, la
lucertola cornuta o coronata del Nord America (Phrynosoma
coronatum) impropriamente detta del Texas o rospo
cornuto, è protetta da durissime scaglie spinose intorno agli occhi, sul muso,
sul capo che – è stato dimostrato – impediscono la sua deglutizione da parte di
predatori di grande taglia, ma è anche armata in modo da poter risultare
mortale nei combattimenti intraspecifici e con animali di specie diverse. Può
mimetizzarsi magnificamente tra rocce e fogliame e gonfiarsi al punto di
raddoppiare le sue dimensioni, ma la raccapricciante arma segreta che le è
valsa il triste primato è costituita da un getto di sangue a pressione che
espelle dagli occhi contro i nemici: si tratta di un sangue micidiale perché
carico di tossine derivanti dalla sua alimentazione costituita da formiche
velenose. Per inciso, la sua principale utilità nei sistemi naturali è data dal
decimare le colonie di formiche venefiche.
Il
Phrynosoma coronatum,
un rettile dell’Ordine degli Squamati nel Sottordine degli Iguanidi è stato
paragonato ad altri animali così catafratti dalle minacce, fra cui rettili come
il coccodrillo e l’alligatore, e si è supposto che, in tutti questi casi, lo
sviluppo in senso evoluzionistico dell’intelligenza si è arrestato rispetto a
quello di animali di origine ancestrale comune. L’intelligenza è infatti
notevolmente superiore negli Uccelli che, dovendo far fronte al problema di
sfuggire alle specie aviarie predatorie e, soprattutto, ai mammiferi predatori
sul terreno, hanno ricevuto più stimoli, nel corso di milioni di anni, per lo
sviluppo di strategie comportamentali efficaci. [Fonte: Smithsonian
& “Brain Mind & Life International”, November, 2024].
Uccelli:
risposta allo stress diffusa per contagio sociale in gruppi o stormi. La trasmissione sociale dello stress
in un gruppo animale comporta il manifestarsi della risposta in individui
che non sono stati esposti direttamente all’agente stressante e, si ipotizza,
possa essere veicolata, come per i mammiferi, da ferormoni dello stress.
Hanja Brandl e Damien
Farine hanno seguito con un tracciamento ad alta sensibilità colonie di Diamante
mandarino (Taeniopygia guttata castanotis) o zebra
finch esposte a stress cronico. Effetti
dello stress su attività, legami e riproduzione sono stati studiati e rilevati
anche nei membri delle colonie non esposti direttamente agli agenti stressanti,
ma non sono stati registrati segni sicuri di effetti dannosi a lungo termine
sulla riproduzione. Al contrario, gli uccelli direttamente esposti allo stress
presentavano cambiamenti nel corticosterone delle piume dipendenti dallo stressor
e producevano un minor numero di uova. [Cfr. Proceedings
of the Royal Society B – Biological Sciences – AOP doi: 10.1098/rspb.2024.1961,
2024].
Gli
elefanti che hanno imparato da soli a fare la doccia col getto di un tubo
flessibile. Mary,
una femmina di elefante asiatico (Elephas maximus)
di 54 anni dello Zoo di Berlino, è stata sorpresa e videoregistrata, per la
prima volta lo scorso 8 novembre, mentre prende con la proboscide un tubo
flessibile innestato su un rubinetto aperto e si fa la doccia con debita cura. L’operazione
è in realtà routine quotidiana. Anche altri elefanti dello zoo si lavano da
soli quotidianamente con questo sistema e, a quanto sembra, hanno rinunciato al
comportamento innato di aspirazione d’acqua con l’appendice naturale e
successiva espulsione a doccia sul corpo. Mary, in particolare, sfrutta la
maneggevolezza del tubo per raggiungere parti non raggiungibili con la
proboscide, come le aree dietro le orecchie; e non manca, passando il getto da
una parte all’altra del capo, di infilarsi il tubo in bocca per una rapida
bevuta.
Mentre
Mary fa la doccia, sistematicamente un giovane elefante di 12 anni di nome Anchali interviene ripetutamente stringendo il tubo,
salendoci su o chiudendo il flusso in altro modo, apparentemente divertendosi
un mondo.
Delle
abilità cognitivo-strumentali degli elefanti allo stato naturale ci siamo
occupati in molte occasioni; anche in questo caso, pur trattandosi di esemplari
in cattività, si tratta di un comportamento intelligente non insegnato
dall’uomo. [Fonte: Smithsonian Magazine, Sarah Kuta, November, 2024].
Le
radici intrapsichiche e culturali della pace rivelano una lezione della storia ignorata
o dimenticata. Nella
comune esperienza si tende a definire “senza pace” chi appare in costante
agitazione, sia perché sotto stress e preoccupato sia perché adirato e
irritato, ma in realtà la caratterizzazione calza solo nel secondo caso, perché
nel primo si cerca la pace senza trovarla, mentre nel secondo si è aggressivi
e, in tal modo, si entra in conflitto.
Gli
stati psichici dominati da rabbia, rivalsa, desiderio di agire contro qualcuno
sono caratterizzati da un’intensa attivazione dei sistemi dell’abenula
laterale (AL), che mediano l’ira e vari aspetti e calibrature del versante
“attacco” della fight or flight response (reazione di “attacco o fuga”),
ossia del nucleo di antichissima storia filogenetica che è alla base anche
delle nostre risposte emozionali. I sistemi neuronici dell’AL mediano il nucleo
dei processi emozionali caratterizzanti la rabbia, ma la complessa, composita e
varia gamma di stati soggettivi associati, tipica della mente umana, richiede
l’intervento dei sistemi dell’amigdala e di vari tratti di reti che includono
connessioni, da una parte con la corteccia cerebrale, dall’altra con nuclei
dell’ipotalamo.
Numerosi
studi hanno dimostrato che lo stato di serenità interiore del maggior numero di
persone possibili in una società, e dei capi politici in particolare, influenza
positivamente le scelte di pace dei governi degli stati, e che, per converso,
uno stato di pace sociale e lontananza dalla guerra e dalle sue logiche
influenza positivamente lo stato psichico individuale dei cittadini,
contribuendo a favorirne la serenità, nei casi non disturbati da vicende
personali.
Al
Seminario Permanente sull’Arte del Vivere è stata proposta un’osservazione
derivata da studi storici, che richiede una verifica per un’eventuale
generalizzazione: i popoli che al loro interno praticano la giustizia sociale e
la solidarietà, con aiuto dei bisognosi da parte dei più ricchi, sono anche i
più pacifici. L’osservazione è derivata da studi sul popolo ebraico e sui
popoli cristiani, dalle origini ai secoli medievali. Per il popolo Ebraico si è
osservato che l’attitudine pacifica, accompagnata alla pratica di una
fratellanza sincera, è cominciata a venir meno col costituirsi di una casta di
farisei e scribi, che ha scavato un baratro di differenza sociale incolmabile
col popolo di pastori e pescatori, tenuto sotto il giogo di obblighi religiosi
ed economici, e, in tal modo, costretto alla subalternità perpetua. Per i
cristiani nel territorio dell’Impero Romano, oltre a rilevare la loro pacifica
mitezza che li ha visti martiri innocenti in oltre 300 anni di persecuzioni, si
è notato, dopo l’Editto di Costantino, il loro ingresso come “operosa e
pacifica comunità di uguali” nella società imperiale, quale ragione principale
della riduzione della belligeranza, nonché della progressiva perdita di alcuni
costumi radicati nella tradizione militare degli antichi Romani.
Nel
Medioevo, come è noto, l’esasperazione della tendenza conflittuale e la
militarizzazione delle società in tutta Europa è diretta conseguenza delle
dominazioni barbare e dell’integrazione dei costumi barbari nei popoli
cristianizzati di radice ellenistica. Le società barbare in genere erano
tiranniche, gerarchiche, inique, fondate sulla violenza e la sopraffazione, che
erano connotate positivamente e supportate da codici in cui i beni materiali e
anche gli oggetti più insignificanti di un capo militare valevano molto più
della vita umana.
È
stato osservato che un ruolo importante lo ha avuto la più capillare possibile
delle azioni: l’educazione familiare che, combinata con le lectio religiose
che costituivano parte integrante dell’istruzione e della vita sociale,
radicava delle idee che davano forma tanto all’agire quanto alle aspirazioni
ideali.
L’analisi
di documenti di storia della civiltà ha portato Monica Lanfredini a individuare
decine di testi di riferimento per questo insegnamento che dava forma alle
coscienze; qui estraiamo come esempio solo alcuni passi letti per consuetudine
quasi quotidiana presso le comunità cristiane delle origini.
La
concordia sociale e la pacifica mitezza nei confronti dei persecutori sono
facilitate dalla condivisione dell’idea che “la cupidigia sia radice di tutti i
mali”, come afferma Paolo nella Lettera a Timoteo (VI, 5-10), e che
l’avarizia sia un’idolatria, come si legge nella lettera ai Colossesi (III, 6),
ma soprattutto dai contenuti della Lettera di Giacomo, in cui all’inizio
del capitolo II si espongono idee di uguaglianza: non si dia preferenza al
ricco assegnandogli nelle riunioni un posto d’onore distinto da quello del
povero; in tal modo si avvilisce il povero, che Dio ha scelto a erede del suo
Regno, a favore dei ricchi “che vi opprimono e vi trascinano davanti ai
tribunali” (Jac. II, 1-9); chi sa di dover compiere
il bene e viene meno, commette peccato (ivi, IV, 17).
Queste
parole lette di frequente in assemblea avevano fatto breccia virtualmente nel
cuore di tutti, e risultavano confermate dalla Prima Lettera di Pietro,
tanto cara ai Padri Apostolici[1], e dalla prima delle tre Lettere
di Giovanni, che afferma che “chi ha i beni del mondo e vede il suo fratello
che ha bisogno”, se ama Dio non potrà chiudergli il cuore, ma deve
manifestargli l’amore con le opere (I Joh. III, 16-19).
La
pace regna nelle comunità dei primi cristiani che riproducono la “comunione dei
beni” narrata negli Atti degli Apostoli, e troviamo esposte le
condizioni che determinano il comportamento pacifico nella Lettera a Diogneto: “Che i cristiani … abbiano le proprie patrie,
ma come peregrini, e da cittadini abbiano in comune tutte le cose con gli
altri” (V, 5).
Bastano
solo queste citazioni per rendersi conto di come possa aver istruito le
coscienze e formato la sensibilità sociale dei cittadini un simile insegnamento,
all’epoca rivolto alla totalità delle persone. In attesa che si verifichi
l’ipotesi che “i popoli che al loro interno praticano la giustizia sociale e la
solidarietà siano anche i più pacifici”, ci piace sottolineare che
l’argomentazione basata sui contenuti dell’insegnamento sembra molto
convincente. [BM&L-Italia, novembre
2024].
“Essere
e Senso” al Seminario Permanente sull’Arte del Vivere di BM&L-Italia (terza
parte). Pubblichiamo
qui la terza e ultima parte del saggio Essere e Senso, in
particolare il paragrafo 5. Per la prima parte (§§ 1-2) si rinvia a due
settimane fa (Note e Notizie 16-11-24 Notule), per la seconda parte
(§§ 3-4) alla scorsa settimana (Note e Notizie 23-11-24 Notule).
Qui
di seguito si riporta la breve introduzione alla prima parte:
Il
titolo di questo studio che stiamo conducendo da due anni è nato proprio in
antitesi costruttiva al distruttivo L’Être et le Néant (L’Essere e il Nulla) di Jean-Paul
Sartre, che nel maggio del 2022 ci è stato riproposto come chiave di lettura
degli sviluppi più recenti dell’anti-pensiero post-moderno. La parola “Senso”
del titolo deve essere intesa quale “sensazione psicologica di significato che
costituisce valore” (Giuseppe Perrella) come nell’espressione “il senso della
vita”. Riprendiamo questo argomento da una rielaborazione di un saggio omonimo
di Monica Lanfredini, che esprime l’orientamento prevalente fra i soci.
5. Se si perde l’Essere quale supporto
di identità si rischia di perdere il Senso. Il
pensiero negativo è sempre esistito, dallo Pseudo-Dionigi l’Areopagita che creò
una teologia negativa a Nietzsche col suo Anticristo, ma si è sempre
trattato di tesi filosofiche che, in termini psicologici, ponevano tutt’al più
in gioco un esercizio cognitivo, ma non minavano la forza del soggetto. Anzi,
Nietzsche tendeva ad accrescerla, attraverso le suggestioni galvanizzanti dell’oltreuomo
o superuomo, intese ad espandere l’Io.
Ciò che è progressivamente accaduto dalla seconda
metà del Novecento fino agli anni recenti, quale eredità del pensiero negativo
sull’essere, ha determinato una decostruzione e un abbandono di pratiche
connesse a stili di vita antichi e a ragioni culturali non più presenti, ma in
grado di generare senso nei singoli soggetti e contribuire
all’equilibrio psicologico. In realtà, gli effetti sull’organizzazione della
vita quotidiana, delle aspirazioni ideali, del credo religioso, delle
tradizioni locali e dei costumi connessi con le attività lavorative, avevano
una valenza in termini di nutrimento psichico e sostegno psicologico,
influenzando lo stato psicofisico, ma anche l’ideazione cosciente. Non c’era
possibilità per il vissuto del nulla. E si comprende che non è solo
un’ipotesi che una parte delle pratiche caratterizzate da impegno fisico,
tecnico e rituale, si siano inconsapevolmente affermate nella diacronia psicoantropologica anche perché sostenute dalla loro
efficacia psicoadattativa.
L’esperienza depressiva del nulla, prima dell’epoca
contemporanea, è rimasta un evento così raro da non aver lasciato traccia
storica.
Dal tempo di Sartre, ad ogni generazione vi sono
persone, e non solo giovani, che sembrano in preda ad una frenesia esistenziale
caratterizzata da continui viaggi, spostamenti, shopping compulsivo, ricerca
incessante di nuovi rapporti, nuove esperienze, intense avventure e ogni mezzo
per modificare il proprio assetto di coscienza, allo scopo di neutralizzare la
“vertigine del vuoto” e la paura di precipitare nel nulla depersonalizzante. Si
illudono di poter trovare in tal modo il senso della vita.
In queste persone sembra mancare la comprensione del
fatto che il senso si costituisce dentro di noi, si fonda su
apprendimenti precoci e si compie come riscontro nell’esperienza della vita:
non esiste nel mondo come oggetto che si acquista e si può detenere
passivamente, come qualcosa che si porta o si indossa, mostrandola agli altri.
Finiscono per incontrare il nulla esistenziale, oltre ovviamente coloro che
soffrono di un grave disturbo depressivo non curato[2], quanti
non abbiano costituito il senso dentro di sé con la pratica stessa della
propria vita, e abbiano sostituito questa palestra cognitiva e affettiva con la
ricerca compensativa di gratificazioni e di ogni forma di piacere. In costoro,
ciò che per gli altri è un’aggiunta, un sovrappiù o un premio, costituisce
elemento fondamentale dell’adattamento psicologico alla realtà e, se viene a
mancare, li getta nella depressione, con sensazioni di ciò che chiamiamo vuoto
soggettivo, per la perdita di autostima, e di vuoto oggettivo,
caratterizzato dallo smarrimento del valore di senso della vita[3].
C’è di peggio, naturalmente, come assumere sostanze
psicotrope d’abuso e rimanere cronicamente ammalati per gli effetti tossici sul
sistema nervoso centrale. Ma c’è di meglio, per rimanere alle soluzioni “fai da
te” che non affrontano la bildung dell’essere ma cercano solo di
eliminare i sintomi psichici derivanti dalla mancata edificazione interiore: si
può entrare nella pratica di un regime razionale di attività motoria quotidiana
concepito come un allenamento progressivo, adattato alle esigenze della singola
persona e in grado di migliorare la fisiologia cardiorespiratoria e accrescere
l’ossigenazione della corteccia cerebrale; meglio se associato a qualche
rapporto sociale positivo. Per altre ragioni lo fanno in molti, e sicuramente
fanno bene per la loro salute, ma in questo modo non si va molto oltre
quell’orizzonte che Platone attribuiva allo schiavo, quale prototipo della
persona che sia totalmente assorbita dal lavoro manuale e dalle attività
pratiche da non poter concedere tempo all’edificazione della dimensione
interiore.
Anche se riteniamo riduttivo e ingiusto etichettare
il nichilismo come “filosofia dei depressi”, ricordiamo che molti fra artisti e
letterati, particolarmente francesi, che avevano sposato quelle tesi, hanno
rivelato attraverso riferimenti autobiografici di patire una sofferenza
psichica con un bassissimo tono dell’umore e talora un’esperienza
depersonalizzante.
Ma, se rimane un fatto che la sofferenza depressiva
ispira elaborazioni sull’annientamento del senso e l’annichilimento del
soggetto, è pur vero che il presente non registra pensatori impegnati a
decostruire o a ricostruire l’essere, e dell’assenza di questo impegno a nostro
avviso si sente la mancanza.
Allora è necessaria, per proporre una filosofia
dell’essere, la genialità creativa di un pensiero radicalmente nuovo fondato su
una concezione sorprendentemente innovativa? Non necessariamente: si può anche
apportare qualche correttivo cristiano alla visione di Aristotele, magari
risentendo della “ideologia della crisi” che ha dominato l’ultima parte del
Novecento ed entrando in contrasto con la superficialità delle ideologie del
benessere, come Salvatore Natoli, che si è meritato per questo l’appellativo di
“aristotelico infelice”.
Affido la conclusione di queste riflessioni alle
parole del nostro presidente:
“La fede nel Dio Padre Creatore rivelato da Gesù
Cristo, che ha predicato il nuovo comandamento dell’amore del prossimo
commisurato al suo amore, fornisce una possibilità privilegiata di concepire il
proprio essere come parte dell’Essere assoluto, e di trovare il senso
quotidiano della vita nel coerente agire secondo l’amore oblativo. In tal modo,
il valore si sposta tutto nello spirito e nella facoltà di ciascuno di
ottenerlo per scelta. La vita del cristiano, il bios, non è
semplicemente un segmento di zoe, parte di phusis,
come per i Greci, ma è un segmento temporale di infinito garantito per il suo
valore di senso in eterno, perché il cielo e la terra passeranno ma le parole
del Verbo non passeranno.
Chi non voglia, non sappia o non possa fare questo
per ateismo, agnosticismo o credenza in altro, si trova in un certo senso
davanti a quel varco aperto del chaos
primigenio, col compito di assumersi la responsabilità di decidere di
attraversarlo e scegliere una direzione da percorrere nella conoscenza e nella
vita, e solo alla fine, rispondendo a sé stesso, potrà dire se il suo tempo sarà
appartenuto all’essere o al nulla”[4].
Notule
BM&L-30 novembre 2024
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La Società Nazionale di Neuroscienze
BM&L-Italia, affiliata alla International Society of Neuroscience, è
registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze, Ufficio Firenze 1, in
data 16 gennaio 2003 con codice fiscale 94098840484, come organizzazione
scientifica e culturale non-profit.
[1] I primi Padri della Chiesa che
avevano avuto rapporti diretti con gli Apostoli.
[2] Ma, in proposito, è lecito
chiedersi, come fa il nostro presidente: esiste davvero la possibilità di
esperire il nulla, ossia il vuoto esistenziale, senza uno stato depressivo del
cervello? L’apologia del nichilismo e tutte le formulazioni parziali di
svilimento dell’essere e del senso della vita nascono realmente da elaborazioni
logiche di menti serene e distaccate?
[3] La distinzione in vuoto
soggettivo e vuoto oggettivo è di Giuseppe Perrella, ma è ormai
estesamente adottata.
[4] Giuseppe Perrella, Seminario
sull’Arte del Vivere, giugno 2022.